In Venice Veritas è un documentario per il web in due puntate realizzato a Venezia durante la cosiddetta Fase2, seguita alla quarantena imposta dall’emergenza Covid-19, pubblicato dal quotidiano Il Manifesto.

La prima parte, Purgatorio, è una sorta di chiamata alla ragione e uno spazio di riflessione sul futuro della città a cavallo tra la quarantena e i primi segnali verso un possibile ritorno alla normalità.

Segue Paradiso, uno spazio dove le vibrazioni della musica, del canto e della letteratura ribadiscono una volta ancora l’immenso potenziale artistico della città, spesso imbrigliato dalle incognite della residenzialità e dalle promesse di un turismo insostenibile.

Se dovessimo immaginare la Venezia alto medievale paragonandola a qualcosa di oggi, sarebbe simile a New York o Dubai. In realtà, a partire dall’Ottocento la città è stata messa sotto a una campana di vetro, costretta nel ricordo di quello che era a uso e consumo dei turisti, impedendo ai veneziani di scegliere un possibile futuro alternativo”. È la riflessione con cui l’archeologo di Ca’ Foscari Diego Calaon chiude una rassegna di voci che aiutano a scorgere una linea comune per la Venezia del futuro. Sono artigiani e artisti, manager acquisiti, liberi professionisti e ricercatori, tutti “residenti equivalenti” di una città che dopo l’Acqua Alta di novembre e il blocco imposto dal Covid-19, rialza la testa guardando oltre le folle di turisti, scoprendosi (o confermandosi) base ideale per professioni libere dai limiti della sede fissa. Investire nelle società di servizi, aprire le porte all’arte, favorire la residenzialità agli studenti, sono alcuni dei temi approfonditi dalle diciotto voci narrate da In Venice Veritas.