Trittico su Venezia

Venezia ai tempi del coronavirus sembra una premonizione. Le calli e i campi della città erano semi deserti sin dal 12 novembre 2019, giorno dell’Acqua Granda, ben prima che i decreti del presidente del Consiglio dei ministri entrassero in vigore nel tentativo di arginare l’emergenza Covid-19.  Ricordiamo tutti le immagini di quell’alta marea autunnale alta 187 cm e spinta dal vento a 100 chilometri orari, con danni ingenti alle strutture e ai residenti, piegando la monocoltura del turismo, da cui lungo il Canal Grande dipende tutto.

Tre mesi dopo, nel momento in cui i primi segni di ripresa infondevano un pizzico di ottimismo è arrivato il Covid-19 e con questo il distanziamento sociale in tutto il Paese. Lo scenario di calli quasi deserte, ristoranti, alberghi e gran parte delle attività commerciali con serrande abbassate, hano ribadito una volta ancora la fragilità di un’economia vincolata al turismo di massa. Rispetto alle altre città “vuote” però, sulle acque immobili dei canali si è riflessa la fragilità di questo luogo unico, dovuta alla concomitanza di più fattori: perdita della principale fonte di sostentamento, il turismo; mercato del lavoro unidirezionale; spopolamento progressivo, da cui la necessità di individuare nuovi modelli di sviluppo, a partire dall’incentivazione della residenzialità.

In questi tre documentari per il web, il silenzio di Piazza San Marco e dei campi vuoti imposto dal coronavirus rimbalza sui balconi chiusi e sulla superficie dei canali svelando una città inerme. Lo sanno bene gli abitanti, tutti innamorati della loro Venezia e sicuri che il ripristino di una dimensione umana sia l’unica via percorribile. Questo lavoro è dedicato a loro. Sono commercianti, professionisti, pensionati e operai, originari o emigrati le cui voci testimoniano le criticità di una città iconica, al contempo richiesta di aiuto e dichiarazione d’amore.

Coronavenice 

Coronavenice è un documentario per il web realizzato nei giorni della quarantena a Venezia. Lo scopo è stato dare voce ai veneziani, nel tentativo di cogliere il polso di una città da mesi sospesa in una sorta di limbo. Lavoro pubblicato su La Stampa e su Repubblica. Montaggio in collaborazione con Niccolò Mattia Colombo.

Venezia è una città iconica. Lo sono i suoi monumenti e le sue prospettive, ma lo è doppiamente nei giorni di “quarantena”, termine coniato proprio dai veneziani durante la peste nera, assieme a “lazzaretto”, il luogo dove gli equipaggi dei mercantili erano confinati per contenere l’epidemia.
… le calli e i campi di Venezia sono semi-deserti sin dal 12 novembre, giorno in cui l’acqua alta eccezionale ha messo in ginocchio la città. 

Tre mesi dopo, nel momento in cui i primi segni di ripresa infondevano un pizzico di ottimismo, sono arrivati il Covid-19 e il distanziamento sociale. E ora i lavoratori prevedono “al massimo 2 mesi di vita in queste condizioni”. Nelle settimane di isolamento, sulle acque immobili dei canali si è riflessa la fragilità di questo luogo unico, dovuta alla concomitanza di più fattori. Dalla perdita della principale fonte di sostentamento, che è il turismo, allo spopolamento. In pochi decenni i veneziani sono scesi da 100mila a 55mila: chi è rimasto reclama la necessità di individuare nuovi modelli di sviluppo, a partire dall’incentivazione della residenzialità. La gente di Venezia è sicura che il ripristino di una dimensione umana rappresenti l’unica via percorribile. Sono commercianti, professionisti e pensionati, originari o emigrati le cui voci testimoniano le criticità di una città pronta a cambiare, al contempo richiesta d’aiuto e dichiarazione d’amore.

In Venice Veritas

In Venice Veritas è un documentario per il web in due puntate realizzato a Venezia durante la cosiddetta Fase2, seguita alla quarantena imposta dall’emergenza Covid-19, pubblicato dal quotidiano Il Manifesto.

La prima parte, Purgatorio, è una sorta di chiamata alla ragione e uno spazio di riflessione sul futuro della città a cavallo tra la quarantena e i primi segnali verso un possibile ritorno alla normalità.

Segue Paradiso, uno spazio dove le vibrazioni della musica, del canto e della letteratura ribadiscono una volta ancora l’immenso potenziale artistico della città, spesso imbrigliato dalle incognite della residenzialità e dalle promesse di un turismo insostenibile.