KINNAUR HIMALAYA, AL CONFINE TRA ORDINE E CAOS

Richiedi informazioni sul libro, organizza una presentazione info@indika.it 

«Incontro Padam a margine delle celebrazioni autunnali, pochi giorni dopo la mia prima trasferta nel villaggio di Roghi, conclusasi con il viaggio notturno su una vecchia moto Bajaj e la misteriosa sparizione di Rakesh. Padam è un uomo alto, robusto, dagli evidenti tratti tibetani. Dimostra subito di avere un buon senso dell’umorismo. Ama scherzare e divertirsi con gli amici, dote conservata nel tempo e ritrovata con piacere ad ogni mio ritorno in Kinnaur. L’intervista si svolge verso sera, non appena Rakesh riesce a chiudere il negozio. Al villaggio sono informati del nostro arrivo. Per questo è stata allestita una sala apposita in una delle abitazioni più belle. Ci accomodiamo su delle sedie. Attorno a noi, sul pavimento, ci sono una decina di persone a gambe incrociate, curiose di ascoltare il loro grokch». 

Kinnaur Himalaya, al confine tra ordine e caos è un progetto di ampio respiro, realizzato in Kinnaur (e Spiti), distretto tribale dell’Himachal Pradesh, India, lungo il delicato confine indo-cinese. Un territorio d’alta quota, tanto selvaggio quanto spettacolare, rimasto a lungo inaccessibile, escluso dal turismo di massa e ancora oggi poco conosciuto. Siamo nella terra dei Kinnauri, abitanti originari del distretto, la cui cultura attinge dal buddhismo tibetano, dall’induismo e si mescola ad antiche credenze animiste legate alle forze ancestrali della natura. L’idea stessa del cosmo, per i Kinnauri, si basa sulla fusione fra la realtà oggettiva e un mondo sottile, frequentato da dèi, spiriti e demoni che popolano la foresta. Centrale in questo contesto è il grokch, l’oracolo, figura religiosa in grado di entrare in trance e di essere posseduta dalla divinità, eseguendo esorcismi e guarigioni

Oggi, dopo secoli di parziale isolamento, la spinta di una crescita economica rapida, quasi febbrile, sembra non risparmiare neanche quest’angolo di Himalaya. La realizzazione di nuove vie di comunicazione e l’apertura al resto del mondo stanno evidenziando la fragilità del Kinnaur, le cui sfide future prendono nomi quali cambiamento climatico e militarizzazione dei confini. Emanuele Confortin trascorre quasi sei mesi nell’area, durante tre diverse indagini sul campo, nel 2003, nel 2005 e nel 2018. Si sposta in autobus o a piedi, in un contesto ambientale di grande fascino, situato tra i 3000 e i 5000 metri di quota. Combinando analisi giornalistica, ricerca etnografica e reportage, l’autore riesce ad addentrarsi nelle dinamiche di villaggio e a osservare da vicino una civiltà poco nota. Al centro dell’indagine troviamo quindi la testimonianza diretta, il racconto del reale, inquadrati in un complesso contesto geopolitico la cui instabilità si riflette sui confini con la Cina e il Pakistan. Il risultato è un’analisi puntuale che dal ruolo sociale degli oracoli-esorcisti, amplia lo sguardo ai temi della modernità, della marginalizzazione sociale, del riscaldamento globale e delle migrazioni. Kinnaur Himalaya offre al lettore gli strumenti per delineare il “qui e ora” dei cambiamenti in atto nella società kinnauri, mettendone in luce i tratti salienti.